“Di fantasmi qui non ce ne sono”.

Oggi inizio la mia chiacchierata con una citazione dalla brillante commedia di Eduardo De Filippo, “Questi fantasmi”. Vedete quanto sono erudita ogni tanto…

Ma perché proprio “Questi fantasmi”?
Perché intorno a Formello, al contrario dell’opera teatrale, ce ne sono eccome.
Spettrali presenze che pascolano lì nei dintorni e soprattutto sul libro paga di Claudio Lotito.

Voglio spezzare però una lancia a favore dei suddetti ectoplasmi: lo sono non per scelta. Almeno non per loro scelta, bensì per scelta di terzi.

Thriller di mercato…

Inizio la mia chiacchierata citando due nomi noti per sentito dire: Pedro Neto e Bruno Jordaö.
La leggenda narra che per i due baby, chiamiamoli “baby” anche se oramai hanno 35 anni, il presidente capitolino salito sulla giostra di Mendes, abbia pagato oltre 11,5 mln così come confermato nell’ultimo resoconto.
Ma non finisce qui, infatti la Lazio dovrà pagare, precisamente il 30 giugno 2019, “obbligo di riscatto”.
Ma esistono davvero o sono una leggenda metropolitana?
Ad esistere, esistono eccome, le loro apparizioni però,  finora si sono limitate solamente alla Primavera.
Qui nasce un’altra domanda lecita e spontanea:  ma l’esborso non sarà stato un pochino stratosferico per due calciatori “centellinati” e mai utilizzati tra i “big”?
“Sono stato dietro a Pedro Neto per più di un anno”, questo disse tare quasi a voler giustificare l’esosa cifra.
Esosa cifra che non si chiuderà qui perché, come scritto poc’anzi, con il Braga pesa ancora l’obbligo di riscatto di altri 14 mln per un totale di 26,5 mln. Sobbalziamo sulle sedie!
Udite…udite… 26,5 milioni!
Dalla capitale però filtra un’indiscrezione secondo la quale il riscatto sia legato alle presenze dei baby portoghesi.
Sarà per questo che non li fanno giocare?

Ci sono tu lo sai, ma non ci sono…

L’arrivo di Valon Berisha e quello di Milan Badelj, hanno sovraffollato il reparto a centrocampo.
Tutti felici e tutti contenti, ma chi ne paga il dazio?
Spediti nei meandri più oscuri della panchina infatti, altri due calciatori già “di casa”.
Da principio ci fu la scelta di Simone Inzaghi e questa scelta si chiamava Alessandro Murgia, insignito della carica di “capitan futuro”.
Prima di lui però, ce n’era un altro che aveva ricevuto la stessa regale nomea: Danilo Cataldi.
Il centrocampista di Ottavia finì nella girandola dei prestiti sino al suo ritorno a casa base, però, ad ora, il mister non ha concesso troppa fiducia ai due che sono oramai cresciuti e non possono essere considerati ancora “giovani dalle belle speranze”.
Murgia e Cataldi stanno pagando lo scotto del mercato mirato per lo più a centrocampo?

Il “caso” del bomber…

Lo strano caso: Alessandro Rossi.
Bomber in Primavera, bomber di Auronzo, richiamato da Lotito in persona ad un secondo dalla firma con il Lucerna e già la presentazione dovrebbe essere più che altisonante.
Ma… Eh sì, c’è un “ma” e qui nasce il “caso strano”.
Rossi, rientrato dal prestito a Salerno, non ha trovato spazio e forse non lo troverà nemmeno nel futuro prossimo.
Poteva andare a farsi le ossa in Svizzera a questo punto!
Le gerarchie sono chiare: Immobile e Caicedo in seconda.
Sarà costretto a guardarsi intorno a gennaio?
Certo non gliene farei una colpa, in panca si arrugginisce…

Pensando ai 5 ragazzi che ho definito “fantasmi”, mi accorgo che alla fine dei conti sono tutti quanti giovanissimi e che forse meriterebbero un pò di spazio per crescere.
Si cresce sul campo e non aspettando invano una titolarità peraltro ad intermittenza.
Non possiamo poi star lì a puntare il dito: “non sono incisivi”!

Si fosse chiamato Rossihnao avrebbe avuto più chance? Perché si era valutato Wesley e non Alessandro?
“I calciatori italiani non hanno lo stesso eco di quelli stranieri”.
Frase che lascia il tempo che trova perché, in casa Lazio, anche cognomi esotici come Neto e Jordaö non hanno avuto chance.

Tre di loro sono addirittura frutto della cantera nostrana, gli altri due invece, sono frutto di una costosa manovra di mercato che avvicinò il potente procuratore Mendes alla Lazio.

“Devono crescere”, ragionamento senza né capo e né coda.
Ricordiamo che, senza andare troppo lontano cercando nomi blasonati tipo Rooney o Ronaldo, Balde Keita esordì non ancora maggiorenne in prima squadra e che Milinkovic-Savic ha solo 23 anni.

In un mondo ossessionato dall’eterna giovinezza, dove a 18 anni sei un “bambino”, ma a 25 anni sei già “navigato”, i “Fab 5” dove si collocano?
Una boy band…una boy band…

 

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